La controffensiva per salvare le scuole del FVG è una legge quadro regionale, che affronti il sistema dell’istruzione e della formazione nelle sue vastità e articolazioni. Dalle donne dell’Idv e da alte professionalità dell’istruzione questa proposta è stata elaborata, depositata nell’ottobre del 2011. Ma la Giunta Tondo non ha voluto muoversi. I bisogni della scuola sono molteplici, causati dai tagli dei fondi alle scuole statali, dagli orari ridotti nelle discipline fondamentali, nei laboratori, nel sostegno, dalla necessità di integrare le nuove competenze regionali sulla formazione. Questa proposta di legge prevede la gestione regionale degli organici, affinché  la Regione diventi protagonista nella tutela di un sistema scolastico ottimo nei risultati a livello nazionale e internazionale.  La battaglia sul dimensionamento scolastico, cioè la competenza regionale su quali e quante scuole, è una visione del rapporto ottimale tra dimensioni delle scuole, 600/800 alunni, e condizioni territoriali, esigenze di sviluppo, culturali, economiche, in montagna infatti questi parametri sono ridotti a 400. Il piano elaborato dall’Assessore Lizzi e poi approvato in Regione ha questa grave criticità: un’offerta non organica, uno squilibrio tra autonomie di istituti comprensivi enormi di 1800 alunni e  scuole con poco più di 400 alunni.  Rientrano tra queste autonomie quelle dell’area friulanofona, tagliate dalla spending-review. Sono convinta che la battaglia per la difesa dell’insegnamento delle lingue minoritarie sarà vincente se inserita in una visione complessiva. Ho chiesto che la Provincia di Udine convochi la Commissione Istruzione per rivalutare il piano del dimensionamento scolastico, tenendo conto che per il prossimo anno l’Assessore Molinaro ha già stabilito  per le autonomie il numero minimo di 600 alunni. E’ fondamentale, partendo dai numeri, riflettere sugli aspetti sociali, demografici ed economici dei territori per elaborare proposte durature, valide nel medio–lungo periodo.  In questo momento di crisi economica non possono essere avanzate soluzioni estemporanee, come la proposta dell’ Assessore Lizzi,  di chiedere le autonomie nelle scuole con 400 allievi frequentate da studenti di minoranza linguistica serba, francese, ecc., tenendo conto che agli alunni servono ore di insegnamento di qualità, servizi, tecnologie, strutture sicure.  Resto convinta che questo lavoro darebbe risultati migliori  e invito anche i sindacati a muoversi in questa direzione, i fondi che abbiamo vanno messi a disposizione e spesi al meglio.

Paola Schiratti