Il dott. Dominici ha richiamato la classe politica locale a intraprendere la strada di riforme che  sono idealmente condivisibili: “specialità sostanziata, regione snella, non accentrata, fortemente caratterizzata sui suoi compiti centrali ed esclusivi sanciti dalla Costituzione, cioè attività legislativa, alta programmazione e alto indirizzo, con l’attribuzione delle funzioni amministrative al sistema delle autonomie locali”. Ma la giunta Tondo non avrà certo la volontà e la forza di snellire l’elefantiaco apparato regionale di quasi 3.000 dipendenti. Essa inoltre non ha rispettato il dettato costituzionale, infatti ha soprattutto amministrato piuttosto che legiferare. Avrebbe potuto anticipare scelte legislative sugli enti locali,  promulgare una legge sulla scuola, per salvaguardare la qualità del sistema regionale di istruzione e formazione. Quando ha legiferato sul welfare le sue leggi sono state bocciate dal Governo nazionale, dalla Corte costituzionale, dal Tribunale di Udine, dalla Commissione europea. Dovranno essere riscritte. Quale spreco di risorse, quale incapacità a svolgere la propria funzione primaria! La giunta Tondo  non ha nemmeno elaborato progetti di alta programmazione e indirizzo nel campo delle energie, dei rifiuti, della tutela dell’ambiente, nella pianificazione del territorio. Non ha saputo elaborare progetti per il rilancio economico della nostra regione. Ma non ha funzionato mai nemmeno la Comunità delle Province friulane, non ha funzionato la Provincia di Udine. Tante strutture e tanti enti di area vasta che la pigra classe politica della nostra regione non ha mai saputo rendere efficienti, affidando con chiarezza ruoli e funzioni ad ognuno. Allo stesso tempo la società ci chiede semplificazione, agilità e trasparenza, addirittura velocità, tagli degli sprechi e investimenti finalizzati al rilancio dell’economia per creare nuovi posti di lavoro. L’unica strada è iniziare a tagliare le sacche dello spreco, delle lentezze, dei complicati iter burocratici, degli enti inutili con le loro partecipate. La stessa tutela delle specificità si ottiene  con la salvaguardia delle culture e delle lingue, che può essere garantita anche senza le Province. Cominciare a tagliare dalle Province, come chiede anche il Presidente Napolitano spero sarà un passaggio utile per avvicinare i politici alle necessità dei cittadini e impegnarli a rispondere alle drammatiche necessità del momento.

Paola Schiratti