Nell’incontro con l’Assessora Telesca sul disegno di legge di riforma sanitaria n.59 ho presentato il quadro discusso dalle associazioni della Provincia di Udine. Emerge  dai dati rilevati dagli osservatori nazionali e internazionali che i servizi pubblici, tra cui la sanità, sono un motore di sviluppo fondamentale per uscire dall’attuale crisi, oltre che un fattore di inclusione, giustizia sociale e democrazia. Oggi in Italia i servizi di assistenza sanitaria per disabili di ogni fascia d’età, anziani, ammalati cronici sono dallo Stato monetizzati con alcuni contributi, piccole pensioni, anziché essere sostenuti da una serie di servizi, così ricadono sulle famiglie e soprattutto sulle spalle delle donne, costrette al doppio o triplo lavoro. La situazione è stata in pratica risolta individualmente con la reintroduzione di un servizio domestico sparito in Italia a metà del ‘900: le domestiche coabitanti, per lo più straniere. Il disegno di legge regionale di riforma sanitaria dovrebbe indirizzare verso scelte  diverse, offrire servizi alle persone e alle famiglie, come è avvenuto nel Nord Europa, dove questa politica ha reso la crisi economica meno grave. Il disegno di legge sulla sanità regionale n. 59 riduce i tempi di ricovero ospedaliero alle fasi acute, ciò fa ricadere sulle famiglie e quindi sulle donne la prevenzione, l’ accompagnamento, la cura dei convalescenti, degli ammalati cronici, tra i quali aumentano le gravi malattie che portano alla demenza. Nella legge manca chiarezza sull’assistenza domiciliare (artt. 18/23) prevista per 24 ore al giorno. Si indicano compiti e strutture, ma non si offrono garanzie di efficacia ed efficienza, di riconversione dei servizi oggi esistenti, insufficienti per numero e tipologia, non si accenna a come le famiglie, oggi stremate economicamente, verranno risarcite dei costi aggiuntivi per farmaci, materiale sanitario, tempo di assistenza che dovrà essere prestato per periodi ancora più lunghi degli attuali. Quali famiglie tra 10-20 anni? Saranno formate da anziani soli. La legge inoltre non accenna in nessun suo articolo alla salute delle donne. Innanzitutto per curare e sostenere le vittime di violenza che si rivolgono numerose in Pronto Soccorso. Parte nell’ospedale di Gorizia il Codice rosa, uno spazio dedicato alle donne maltrattate, dove servizi sanitario e psicologico, forze dell’ordine, avvocati intervengono in maniera coordinata a cura e sostegno delle vittime. Una buona prassi da estendere a tutti i pronto soccorso regionali. La legge non dice nulla sulla necessità della medicina di genere, infatti moltissime patologie, come quelle cardiologiche, hanno decorsi diversi e cure diversamente efficaci per uomini e donne, mentre alcune patologie, come l’endometriosi, colpiscono esclusivamente le donne. Sono tematiche da considerare e introdurre nella legge di riforma sanitaria a tutela del benessere della intera società del Friuli Venezia Giulia.

Paola Schiratti
vice presidente commissione pari opportunità regionale FVG