Udine, 23 settembre 2013

Dallo stralcio di alcuni minuti di una lunga intervista di oltre due ore rilasciata da Fidalma Garosi, la partigiana Gianna,  alla mia classe nel 2008, sono partite ricerche e riflessioni successive. Era la prima volta in assoluto che Gianna raccontava a qualcuno i fatti relativi all’impegno delle donne friulane a sostegno degli internati militari e dei deportati inviati verso i campi di concentramento del Nord Europa. Lo faceva di fronte a una classe di scuola superiore. Riconoscendo alla sua partecipazione a questi fatti un’importanza fondamentale rispetto alla scelta futura di diventare partigiana e partecipare alla lotta armata contro il nazifascismo. Come è successo a molti altri e altre. Perché lo diceva così tardi? Perché non astorici di professione? Perché con tanta partecipazione emotiva, tanto che questo episodio era rimasto nella nostra memoria come uno dei passaggi  o forse il passaggio fondamentale dell’intervista? Forse per Gianna era tempo di aprire questa pagina che aveva per protagoniste donne e apriva una riflessione sulla necessità di un’analisi sfaccettata della resistenza. Apriva il tema della resistenza civile che aveva protagoniste le donne.

l’intervento completo