Il presidente di Confindustria Squinzi pone queste richieste al nuovo governo: abolire l’Imu sui fabbricati industriali; togliere il costo del lavoro dalla base imponibile dell’Irap (alla sua azienda, ad esempio, converrebbe assumere e impiegare i ricercatori nelle filiali australiane o altrove piuttosto che in Italia), rendere effettivo il pagamento delle aziende da parte della pubblica amministrazione (nemmeno si riesce a capire a quanto ammonti il debito dello stato verso le industrie, si oscilla da 89 a 130 miliardi!).

Quanto all’Europa, serve un piano unitario per salvaguardare il manifatturiero. 

Sono riflessioni condivise da tutte le categorie economiche, dai sindacati, dai lavoratori e dalle lavoratrici, dalla società civile infine da tutti gli uomini e le donne di buon senso che hanno a cuore le sorti del paese. Ma molta politica da anni non risponde, non semplifica e snellisce la complicata burocrazia, non rivoluziona il fisco, non scardina un sistema del credito chiuso soprattutto ai più piccoli, non attiva i fondi europei che pure ci sarebbero, al cui finanziamento l’Italia partecipa abbondantemente.

Sono necessari interventi per riuscire a invertire il senso di marcia del paese che è in recessione da almeno 3 anni.

 Paola Schiratti