Il piano provinciale dei rifiuti speciali, cioè rifiuti industriali e urbani pericolosi, approvato nell’ultimo consiglio della Provincia di Udine, ha come supporto legislativo una legge regionale di 25 anni fa, la 30 del 1987. Il tema è tra i più sensibili perché  alcune tipologie merceologiche di rifiuti speciali riguardano materiali pericolosi che hanno ricadute sull’ambiente e sulla salute umana. La legislazione in vigore prevede che i rifiuti speciali siano gestiti dalle aziende che li producono, l’economia di mercato influenza le scelte sulle strategie di gestione: l’eventuale riutilizzo, la realizzazione o meno di impianti di trattamento e gestione in uno scenario che prevede la libera circolazione. Agli enti pubblici spetta il compito di realizzare un quadro conoscitivo qualitativo e quantitativo, di prevenire alla fonte produzione e pericolosità dei rifiuti, di condurre un’indagine conoscitiva del territorio, di definire i criteri di localizzazione degli impianti.  Le informazioni raccolte nel programma della Provincia di Udine riguardo alla produzione di rifiuti speciali risalgono al 2007, quando sono state prodotte circa 800 mila tonnellate,  di cui 104.000 di rifiuti pericolosi, mancano tutti i dati dalla crisi in poi. Il programma presenta i dati della situazione attuale, ma non dice come e con quali strumenti possa l’ente locale prevenire produzione e pericolosità dei rifiuti, indica che la maggior parte dei rifiuti speciali vengono smaltiti fuori regione, poiché mancano impianti e queste merci devono essere trasportate in luoghi anche molto lontani, ma non dà indicazioni su come far rispettare il principio di prossimità. La situazione è resa grave dalla inspiegabile mancanza di una legislazione e di una pianificazione regionali adeguate a normative nazionali successive, a nuove tecnologie. Così come mancano a livello nazionale e regionale strumenti adeguati di controllo e tracciabilità: il sistema SISTRI si è rivelato un fallimento e pare destinato alla chiusura. Spesso a trovarsi in prima fila sono i comuni , non coinvolti nei processi programmatici, privi di leggi e regolamenti adeguati, incalzati dalle proteste di cittadini e comitati.  La stessa realizzazione e l’adeguamento  di eco-piazzole, in assenza di una adeguata pianificazione provinciale dei fondi messi a disposizione dalla regione, risulta in ritardo in molti comuni impossibilitati a trovare fondi propri per realizzare o adeguare questi impianti che avrebbero potuto benissimo essere pianificati in maniera associata se la Provincia si fosse impegnata in tal senso.

 

Paola Schiratti

Consigliera provinciale IDV Udine